La scuola pubblica ancora sotto attacco dei padroni e delle loro politiche di austerity!!!


Se il compito della scuola è quello di formare coscienze critiche, non è difficile comprendere perché un governo prono ai dettami del neoliberismo si accanisca, fino all'ultimo, nella sua opera di demolizione del sistema pubblico di istruzione.
Che la scuola statale italiana fosse oggetto di un attacco feroce ed aggressivo, da parte degli ultimi due governi, era evidente anche agli occhi dei non addetti ai lavori. Ma che un governo “tecnico” e dimissionario, in un momento di vuoto istituzionale, potesse assestare alla scuola un colpo così basso da metterne in discussione l’impianto costituzionale, rappresenta un unicum, in negativo, che ci deve mettere in allerta sul pericolo di una deriva reazionaria verso cui il paese sta inesorabilmente precipitando.
Questo è ciò che è accaduto l’ 8 marzo, con l’approvazione in via definitiva, da parte del Consiglio dei Ministri, del Regolamento del sistema nazionale di valutazione. Si tratta di un vero e proprio colpo di mano, un atto di pura arroganza, irricevibile tanto nel metodo quanto nel merito, che va nella direzione di un sempre più marcato assoggettamento della scuola pubblica italiana alla logica neoliberista del mercato, del profitto, della “produttività”. Si tratta, cioè, di un nuovo tassello di quel disegno di marchionnizzazione della scuola, che tanto il centro-destra quanto il centro-sinistra hanno tentato di imporre con la legge legge 953 (ex Aprea, poi Ghizzoni), il cui iter si è arenato al Senato, non certo per un cambiamento di idee dei suoi promotori circa il processo di aziendalizzare la scuola, ma per le pressioni che sono venute dalla piazza, con le mobilitazioni degli insegnanti e degli studenti, e per l’imminenza delle elezioni.
Adesso, con l’approvazione del Sistema Nazionale di Valutazione, la didattica e la libertà d’insegnamento diventano l’agnello sacrificale che la scuola statale italiana dovrà immolare sull'altare della Santissima Trinità imposta dal Ministero dell’istruzione:Invalsi,Indire,Ispettori.
Dietro il paravento dell’ “autovalutazione” delle scuole, si nasconde, in realtà, una valutazione esterna ed etero diretta, che introduce nella scuola statale italiana un modello classista che ha già mostrato il proprio esito fallimentare nel mondo anglosassone, da cui proviene.
Le scuole, infatti, verranno valutate sulla base di test standardizzati, che azzerano completamente le specificità di ogni istituto, di ogni classe, di ogni alunno, non  tengono conto dei contesti sociali e di apprendimento, e risultano totalmente avulsi dalla programmazione.
In base ai risultati “di qualità”, verranno stanziati i fondi alle scuole. 
Di fatto, verrà sancita una differenziazione tra scuole di serie A, da premiare, e scuole di serie B, condannate a restare tali, o a sparire.
Ma, poiché ce lo chiede l’Europa, dobbiamo adeguarci. Una litania che ha accompagnato le politiche di austerity del governo Monti e che i lavoratori, i precari, i pensionati, conoscono bene, poiché hanno sperimentato sulla loro pelle che cosa significa “adeguarsi ai parametri europei”, ovvero ai diktat neoliberisti della troika: tagli ai diritti, ai salari, allo stato sociale.
Ma non è certo di questo che ha bisogno la scuola italiana. I ministri Gelmini e Profumo, tra tagli, controriforme, decreti scellerati, ci hanno consegnato una scuola depauperata sotto ogni profilo, priva delle risorse materiali, umane ed intellettuali necessarie per svolgere appieno il proprio ruolo di formazione di pensiero critico. Una scuola in cui la Costituzione ed i diritti in essa sanciti, a partire dal diritto allo studio e dal diritto al lavoro, sono stati estromessi, proprio com’è accaduto alla FIAT di Marchionne e come sta accadendo all’intera società italiana.
 Il SNV ha già avuto parere negativo da parte del Consiglio di Stato e dal Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione, ma soprattutto è stato bocciato dalle scuole quando fu proposto come sperimentazione, e da coloro che vivono quotidianamente la scuola, ovvero, gli studenti, gli insegnanti, i genitori che, da anni, mettono in campo forme di boicottaggio delle prove Invalsi.
 Le prove Invalsi risultano irricevibili a chi crede nel ruolo sociale ed educativo della scuola, che non può ridursi alla “didattica dei quiz”, che è un impedimento tanto allo sviluppo di capacità critiche ed analitiche degli studenti, quanto al dialogo educativo.
 Bisognerebbe spiegarlo al ministro Profumo, che dei “quiz” è grande estimatore, tanto da farne  lo strumento principe nella selezione degli insegnanti, come risulta dall’ultimo concorso-truffa, che resterà nella storia come indelebile simbolo del “cretinismo ministeriale”.
 Inoltre,  la loro somministrazione si presta ad abusi inaccettabili, come la sostituzione dei docenti in sciopero da parte di alcuni Dirigenti Scolastici troppo zelanti, o le pratiche intimidatorie nei confronti dei docenti, soprattutto precari, ai quali la partecipazione ai test viene presentata come un obbligo perentorio ed ineludibile, o le illegittime ed ingiuste sanzioni contro studenti . Per non parlare, delle discriminazioni, nello svolgimento delle prove, nei confronti degli alunni diversamente abili e degli insegnanti di sostegno, un vero e proprio schiaffo all'integrazione scolastica ed all'idea di una scuola inclusiva e aperta a tutti.
 Anche quest’anno, a maggio, si terranno i test Invalsi. I Cobas hanno già proclamato lo sciopero, mentre in molte scuole i docenti si stanno mobilitando per attuare forme di non collaborazione e protesta. Con l’approvazione del SNV, c’è un motivo in più per rendere la protesta ancora più capillare ed incisiva, rispetto agli anni passati.
 Occorre, rilanciare la mobilitazione in difesa della scuola pubblica, statale, laica e di massa, poiché, nello scenario politico attuale, il rischio di nuovi colpi di mano è quanto mai concreto, basti pensare alla proposta di riduzione di un anno del percorso scolastico, o all'aumento dell’orario di lavoro a 21 ore, o, perché no, alla resurrezione della legge Aprea-Ghizzoni, magari con un nuovo nome.
 La battaglia contro il SNV e l’Invalsi può essere un buon viatico per una ripresa della lotta, che deve vedere uniti i lavoratori e gli studenti, contro un modello di scuola-azienda che stanno cercando di imporci con ogni mezzo, e che deve riportare l’attenzione su quelli che sono i reali problemi che affliggono la scuola pubblica: gli 8 miliardi di tagli, i 150.000 posti di lavoro soppressi, la piaga del precariato dilagante, i vergognosi finanziamenti alla scuola privata, il mancato rispetto delle norme di sicurezza e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Ora più che mai difendere la scuola pubblica statale, significa porre un argine alla deriva reazionaria che rischia di trasformare completamente l’architettura delle istituzioni democratiche del nostro paese e di manomettere irrimediabilmente la Costituzione, lo Statuto dei lavoratori, i diritti conquistati dai nostri padri in anni di lotte.

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