SE IL NOSTRO MAGGIO FARA’ A MENO DEL VOSTRO CORAGGIO...

Il nostro giornale è appena nato e la strada è ancora tutta in salita… D’altronde non siamo certo i tipi che si entusiasmano ai primi segnali positivi e, allo stesso modo, non ci lasciamo scoraggiare dai prevedibili ostacoli che troviamo e troveremo lungo il percorso.
Non abbiamo il tempo per speculazioni astratte né per improbabili analisi sociologiche… Il nostro metodo è molto semplice: analisi concreta della situazione concreta e individuazione di obiettivi altrettanto concreti verificabili concretamente. Sembra un gioco di parole, invece non è altro che una filosofia di vita, di vita militante, quindi, in definitiva, una filosofia pratica. Allora, detto questo, ci corre l’obbligo, di condividere con i nostri lettori il bilancio di questo primo mese di vita. Un bilancio positivo oltre ogni ragionevole attesa: 220 copie vendute in meno di dieci giorni!

Questo risultato è la prova che per uscire dalla crisi di credibilità nella quale sono immerse anche le soggettività della cosiddetta sinistra radicale, bisogna tornare a fare indagine sociale, parlare con le migliaia di persone che vivono materialmente i disagi di una vita piena di ristrettezze, rinunce, mortificazioni, piccole e grandi umiliazioni. Certo, chi più chi meno… Non siamo affatto d’accordo con quei ragionamenti qualunquistici e interclassisti imperniati attorno a parole come “la gente” o “il popolo”. Non esiste un blocco sociale unico e omogeneo. Esistono invece differenti blocchi, ognuno dei quali vive la propria condizione specifica. Prendiamo la scorsa tornata elettorale. Il dato fondamentale è l’abnorme frammentazione del quadro politico, a sua volta specchio fedele della frammentazione sociale che caratterizza il nostro paese. Lavoratori dipendenti, pensionati, dirigenti dei settori produttivi e finanziari da una parte; piccoli e medi imprenditori, commercianti, possessori di titoli azionari, medi e grandi proprietari immobiliari dall’altra. In mezzo troviamo i lavoratori precari, giovani disoccupati in possesso di titolo accademico, disoccupati cronici senza qualifiche spendibili. Infine abbiamo un 10% di extraterrestri, la medio-alta borghesia. A questi blocchi sociali corrispondono grosso modo, rispettivamente, gli schieramenti di centrosinistra, di centrodestra, il M5S e la Lista Civica dell’ex capo del governo Mario Monti. In pratica c’è un’area molto vasta di elettorato che trova nell’evasione fiscale, appalti, condoni, etc., forme di integrazione del proprio reddito. A questa si aggiunge un’altra fetta di elettorato che vive di redditi spurii, ad esempio, interessi sui titoli e su proprietà immobiliari. Ecco spiegato come sia possibile che un candidato sull’orlo del fallimento possa recuperare 10 punti percentuali in poche settimane; più di tutte le nostre spiegazioni vale la rappresentazione di Berlusconi fatta da Crozza: “Ero praticamente finito, poi ho sparato 3 cazzate in 5 giorni, ed eccomi qui, di nuovo al 30%... Ho detto: Mussolini, Balotelli, Imu e gli italiani hanno dimenticato tutto il resto”.
Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere. Ma la realtà è proprio questa: c’è una parte di elettorato che pur essendo in minoranza vale più di tutto il resto. Questa gente ha fatto affari per 20 anni nel settore immobiliare e ora non vuole essere ostacolata. La priorità è abbattere l’Imu. Pazienza se c’è la crisi… che falliscano i comuni, chiudano pure gli ospedali, vengano accorpate le scuole, si taglino le borse di studio degli universitari… Show must go on. Ecco perché non riusciamo proprio ad appassionarci a quel teatrino di finte contrapposizioni che avviene ogni giorno in parlamento. Perché poi, in fondo in fondo, riguardo alle cose veramente importanti tutte e quattro le coalizioni convergono, anzi, addirittura fanno un governo insieme. L’unica forza apparentemente di opposizione è il M5S. I grillini tatticamente stanno sfruttando il trasversalismo del partito dell’austerity (PD, PDL, Lista Civica) per capitalizzare al meglio tutta la retorica anti-casta che ha consentito loro di diventare il terzo partito in Italia.
Di fatto, quello che finora abbiamo potuto registrare circa l’attività dei parlamentari M5S è la battaglia per accaparrarsi le presidenze delle commissioni, la proposta per eliminare i finanziamenti pubblici ai partiti, il disegno di legge per rendere ineleggibile Berlusconi.
Un mix di antiberlusconismo e di retorica anticasta… il meglio che la cultura piccolo-borghese italiana ha saputo produrre negli ultimi anni! Sul reddito di cittadinanza, nel frattempo, è calato mestamente il sipario.
Lo vogliamo ripetere ancora una volta: nessuna delle forze presenti in parlamento rappresenta un’alternativa alle politiche dettate dalla troika. PD, PDL e Lista Civica hanno messo l’Italia sui binari morti e Grillo rimane a guardare impotente perché sotto sotto sa bene che il suo programma sui temi economici non dice assolutamente ulla e le poche proposte contenute in esso sono irrealizzabili e utopiche (vedi proposta di referendum per uscire dall’euro). Senza contare, poi, l’atteggiamento settario e nichilistico avuto in occasione dell’elezione del capo dello stato e che ha avuto come unico risultato quello della rielezione di NATOlitano in luogo di Rodotà che avrebbe costituito quantomeno un terreno avanzato. L’alternativa, stando sempre al quadro istituzionale, è tra sostenitori del neoliberismo europeista e il partito di Casaleggio&associati. Che tristezza. #oppure no. Oppure la costruzione di un’autentica soggettività a sinistra che sia la continuazione, l’organizzazione e la generalizzazione delle lotte nate sui e in difesa dei territori, dai No-Tav al movimento No-Muos; delle lotte come quella della FIOM in difesa della democrazia in fabbrica e fuori; delle lotte dei comitati territoriali in difesa della scuola pubblica e della sanità pubblica; delle lotte contro la mercificazione dei beni comuni a partire dall’acqua e di quelle in difesa della salubrità ambientale, contro gli inceneritori, i rigassificatori, l’eolico selvaggio.  Si tratta di scegliere da che parte stare.

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