Ma
perché oggi in Italia non esiste un forte e grande movimento di
opposizione ed alternativo alle politiche liberiste? Se Silvio
Berlusconi esprime sfacciatamente il peggio del passato e del
presente del nostro paese, il Pd (con la regia di Napolitano),
usufruendo della lunga crisi della sinistra radicale, nonché del
solido appoggio del concerto delle parti sociali fondato su CGIL CISL
UIL e Confindustria, si è posto al centro di un sistema che
controlla quasi completamente e che occupa oramai quasi tutto lo
scenario politico ufficiale.
Attrae forze a destra nel mondo dei
poteri economici e della Chiesa Ufficiale. A sinistra ha riassorbito
Vendola, Landini, persino settori dei centri sociali. A tutto questo
bisogna aggiungere i toni pacati ma minacciosi del Presidente della
Repubblica che ci dice di non farci illusioni sul fatto che si possa
in breve abbandonare la politica di austerità e rigore. I patti
europei, il fiscal compact, la Troika non lo permettono. Quindi non
ci saranno risorse per la mitica ripresa, per i disoccupati, i
precari e i cassaintegrati, i pensionati.
Non ci saranno risorse se
non per qualche aggiustamento e qualche dilazione di catastrofi
sociali. I conti non lo permettono.
Quindi
l’austerità ed il massacro sociale continueranno, perché essi
vengono considerati il mezzo per far ripartire l’economia. Non c’è
più la politica dei due tempi, prima il rigore e i sacrifici poi la
crescita, con cui ci imbrogliavano una volta. Ora ci chiariscono che
è dalla purificazione, dalla igiene sociale del rigore che nasce la
nuova economia competitiva.
È
il messaggio che viene dalla Grecia. Il disastro sociale e civile
della Grecia sta diventando una opportunità economica per la finanza
internazionale, come la ricostruzione di un paese distrutto dalla
guerra. Questa è la ripresa. Quindi se vogliamo accelerarla da noi
dobbiamo smetterla di frenare il rigore. Prima ci autodistruggiamo,
prima arriva il momento di ripartire.
Peccato
però che le previsioni più ottimistiche ci informino che il PIL del
paese tornerà ai livelli pre crisi nel 2020, mentre la
disoccupazione di massa neppure allora sarà riassorbita. Il presente
attuale è solo l’avvio di un futuro eguale o peggiore.
Ed
il governo Letta è li che agisce sulla leva della disoccupazione e
su quella della precarietà per avere un lavoro flessibile e
disponibile a basso prezzo, che lascia andare in malora il sistema
industriale e produttivo contando sulla crescita della competitività
di ciò che rimane. Distruggendo quel residuo di stato sociale per
far fronte al debito e attirare capitali Esteri…
Insomma
si restringe tutto il sistema per vendere di più all’estero, e poi
si scopre che tutti i paesi stanno facendo la stessa cosa e quindi
proprio le esportazioni cadono. E a causa della recessione senza fine
il debito pubblico, la cui insostenibilità ci spiega Napolitano ci
obbliga all’austerità, aumenta.
È
così che un paese muore, per colpa della sua classe dirigente di
“larghe intese”, che al momento buono sa solo riproporre ricette
liberiste, affrontando la crisi con dosi sempre più alte di ciò che
della crisi è proprio la causa.
E
poi ci si stupisce che Berlusconi sia sempre lì, è il suo programma
che stanno realizzando tutti quelli che governano.
In
questo desolante quadro non viene neanche più voglia di fare
proposte alternative, tanto non ti ascoltano. Ridurre l’orario di
lavoro e abbassare l’età della pensione, senza chiedere a chi ha i
redditi più bassi di tagliarli ancora. Fare investimenti pubblici
per case scuole ed ospedali, per l’ambiente e la cultura.
Riconvertire il sistema industriale e nazionalizzare tutto ciò che
serve ed il mercato distrugge. Usare i soldi della Tav e degli F35
per un piano per la messa in sicurezza del territorio, in grado di
creare subito nuova occupazione.
Bisogna
finirla con il moderatismo, con la concertazione e la passività
delle confederazioni sindacali, che ancora tentano di accordarsi con
la Confindustria su come rendere esigibili quegli accordi che rendono
più flessibile il lavoro.
C’è
bisogno di rovesciare il tavolo dove si siedono a decidere tutti
quelli che non ascoltano e continuano come sempre.
Il
futuro si costruisce mettendo in discussione subito la politica di
austerità con tutti i suoi vincoli e trattati europei.
C’è
bisogno di rovesciare l’austerità nel solo modo possibile,
cancellando i patti europei che la impongono. L’esatto opposto di
quanto periodicamente ripropone il Presidente Giorgio Napolitano. C’è
bisogno di coerenza e di fare sul serio.
La
loro vittoria ci insegna che si può fare quel che c’è da fare.
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